
Parlavo troppo. Parlavo sempre.
Staccavo il tendi corda della sala ed intervistavo mia madre e mio padre. Mi nascondevo dietro le tende del soggiorno, mi presentavo da sola, alzavo il sipario e poi iniziavo a cantare "erba di casa mia".
Vincevo tutti i "fanta" concorsi canori . Quel tendicorda si è trasformato nel 1977 in un vero microfono.
Non mi sono mai arresa, volevo fare quella che con le cuffie in testa e la musica a palla, raccontava la vita degli artisti, coinvolgeva gli ascoltatori con le “dediche”, faceva suonare la musica che amava.
Ho rinunciato ai network per amore e me ne sono pentita (perché l’amore è finito) ho resistito quando mi si diceva “ma sarà mica un lavoro trasmettere in radio? I libretti servono quelli per la pensione!”.
In questi 45 anni ho cambiato frequenze, ho messo al mondo un figlio a tempo di musica, ho fatto la D.J. in discoteca, sono diventata nonna di Tommaso, poi ho appeso le cuffie al chiodo. 17 anni dopo, il mio amico Rudy (Barone) mi telefona “Ale vuoi fare ancora la Radio?” Eccomi.