Quella che Renzo Revello racconta in "Ho(a)xygen" è una storia semiseria o semitragica, di innovazione forse possibile, fatta di capitoli che si aprono con i fondamentali del calcio, appresi collaborando con academy sportive internazionali, e si concludono citando una grande canzone: sport e musica che si combinano con l'innovazione.
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"UOMINI affaccendati intorno alla Macchina, cha annunzia una rivoluzione globale: tecnologica, energetica, economica e culturale...... La MACCHINA come messia promesso, che via via si rtivela profeta disarmato e disarmante..... E non mancano momenti di vera ilarità, grazi all'utilizzo serioso del gergo manageriale, dei suoi tormentoni stilemi, che hanno nel calcio un PARADIGMA metaforico onnipresente"
E' un estratto dalla prefazione di Dario Rei, professore universitario alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Torino, per la quale è stato responsabile della Sede di Biella, si è occupato e si occupa di storia delle religioni, sociologia generale, sociologia delle generazioni, politiche sociali e di welfare, sociologia del terzo settore, teorie sociologiche del paesaggio, teorie sociologiche del progetto territoriale, sociologia applicata alla trasformazione urbana e rurale, sociologia e cultura della modernità, ed è autore di numerose pubblicazioni a diffusione anche internazionale.
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Incipit
Questa è una storia vera, un resoconto di 6 mesi di vita reale. Non c'è nessun morto, non ci sono sparatorie, agenti, fughe in auto, sesso, droghe.
C'è la vita di una ventina di persone, più o meno direttamente o indirettamente coinvolte in un progetto. C'è l'entusiasmo di un gruppo che crede di poter lavorare ad un qualcosa di innovativo, che si eleva sul resto, che porta una speranza per la salvaguardia del pianeta, con l'obiettivo comunque di produrre, di generare lavoro, e quindi ricchezza, concentrata e diffusa, di far rivivere un borgo che si sta disabitando, che ha visto chiudere fabbriche e che ha la possibilità di rinascere.
C'è la insita diffidenza di un modo di essere, c'è la conferma, Andreotti dixit, che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
C'è un sogno, e la speranza che continui, o si ripeta, perché i sogni fanno progredire.
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